giovedì 22 marzo 2012

Meditazione

La meditazione – pratica che mi interessa molto
Ho partecipato da pochi giorni a un incontro sulla meditazione “Zen” e “Sumarah” due delle tante tecniche che oggi si conoscono e ritengo che la lettura dei seguenti appunti sulla meditazione possa essere utile sia ai principianti che ai più esperti e, naturalmente, stimolare qualche utile riflessione.

La pratica della meditazione non è quel che comunemente si intende per pratica, nel senso di ripetizione intesa a preparare a una qualche prova futura.
La meditazione sotto forma di yoga, dhyana o za-zen, come è in uso presso gli induisti e i buddhisti è una pratica priva di scopo nel futuro immediato o lontano: essa è l’arte dell’essere completamente centrati nel qui e ora.
“Io non sono addormentato e non c’è nessun posto in cui voglia andare”.
Viviamo in una cultura totalmente stregata dall’illusione del tempo, in cui il cosiddetto momento presente è sentito come qualcosa di infinitesimale fra un passato potentemente condizionante e un futuro la cui importanza è assoluta.
Non abbiamo un presente.
La nostra coscienza è quasi totalmente occupata dal ricordo e dall’aspettativa.
Non ci rendiamo conto che non c’è mai stata, non c è e non ci sarà mai
altra esperienza che quella del presente.
Siamo privi di contatto con la realtà.
Confondiamo il mondo di cui si parla, che si rappresenta e si misura col mondo qual è in realtà.
La meditazione è l’arte di sospendere temporaneamente il pensiero verbale e simbolico, un po’ come un pubblico beneducato interrompe le conversazioni quando sta per iniziare un concerto.

Meditare:
basta limitarsi a stare seduti, chiudere gli occhi e ascoltare tutti i suoni che possono essere nell’aria, senza provare a identificarli o a definirli.
Ascoltare come si  ascolta la musica.
Se ci si  accorge che il dialogo mentale continua, non cercare di interromperlo con la volontà.
Limitarsi a lasciare la lingua rilassata, abbandonata e comoda nella mascella inferiore, e ascoltare i nostri pensieri come si ascoltano  gli uccelli che cinguettano fuori dalla finestra, puro rumore nella nostra testa: i pensieri alla fine si placheranno da soli, come uno stagno agitato e fangoso si calma e torna limpido se non lo si disturba.
Poi ancora, prendere coscienza del nostro respiro e lasciare che i polmoni funzionino  al ritmo loro congeniale, e per un po’ restare semplicemente ad ascoltare e sentire il respiro.
Si può obiettare che questa non è meditazione ’spirituale’ ma semplice attenzione al mondo fisico: si dovrebbe però comprendere che spirituale e fisico sono soltanto idee, concetti filosofici, e che la realtà di cui ora si prende coscienza non è un’idea.
Poi si comincia a lasciar ‘cadere’ il nostro respiro all’esterno, lentamente e comodamente. Senza  sforzare né tendere i polmoni, ma lasciare che il respiro esca allo stesso modo di quando ci si abbandona in un letto accogliente.
Lasciarlo semplicemente andare, andare, e andare.
Non appena c’è un minimo sforzo, farlo semplicemente rientrare come un riflesso, senza pressioni o strappi.
Importante: non pensare all’orologio.
Mantenere semplicemente questo stato tanto a lungo quanto dura il senso di beatitudine che dà.
Usando il respiro in questa maniera, si scopre come produrre energia senza forza.
Una delle tecniche (in sanscrito upaya) usate per quietare la mente pensante e il suo meccanico chiacchiericcio è nota come mantra - che è il salmodiare un suono in quanto suono, piuttosto che per il significato.
Per cui si comincia a emettere un’unica nota sull’onda dell’espirazione, all’altezza che  viene più facile.
Gli induisti e i buddhisti usano per questa pratica sillabe come OM, AUM (cioè HUNG), e i cristiani possono preferire AMEN O ALLELUIA, i mussulmani ALLAH e gli ebrei ADONAI: sostanzialmente non fa differenza, dal momento che ciò che conta è solo e unicamente il suono.
Come i Buddhisti Zen si potrebbe usare semplicemente la sillaba Mu (~).
Scegliere questa sillaba, e lasciare che la nostra coscienza sprofondi giù, giù, giù dentro il suono fino a quando non si prova più nessun senso di sforzo.
Soprattutto, non puntare a un risultato, a un improvviso cambiamento di coscienza o al Satori (significato letterale della parola è "comprendere",  è uno stato di illuminazione profonda e duratura) : l’essenza della pratica della meditazione è tutta nel concentrarsi su ciò che È, non su ciò che dovrebbe o potrebbe essere.
Non usare la forza per svuotare la mente, o per concentrarsi su un punto di luce o altro, anche se, fatto senza accanimento, queste cose possono essere meravigliose.
Quanto dovrebbe durare tutto questo?
Penso che lo si possa far durare fintanto che non c’è sensazione di sforzo - e può voler dire arrivare a trenta o quaranta minuti a seduta; dopo di che si può tornare allo stato di normale riposo e distrazione.
Posizione consigliata:
sedendo per meditare, è bene mettere sul pavimento un cuscino abbastanza consistente, tenere la spina dorsale diritta ma non rigida, tenere le mani in grembo - a palme in alto - poggiate morbidamente l’una sull’altra e sedere a gambe incrociate nella posizione del Buddha, nella postura del mezzo ‘loto’ o del loto completo, o inginocchiati e seduti all’indietro sui calcagni.
‘Loto’ significa che uno o entrambi i piedi poggiano, con la pianta rivolta verso l’alto, sulla coscia opposta.
Queste posture sono leggermente scomode, ma hanno, proprio per questo, il vantaggio di tenervi desti.
Può accadere che nel corso della meditazione si abbiano visioni stupefacenti, idee abbaglianti e meravigliose fantasie.
Può anche succedere di avere l’impressione di stare per diventare chiaroveggenti, o di poter lasciare il corpo e viaggiare a volontà.
Ma tutto ciò è distrazione.
Lasciatelo stare e osservate semplicemente cosa accade ADESSO.
Non si medita per acquistare poteri straordinari:
infatti, se riusciste a diventare onnipotenti e onniscienti, che fareste?
Non ci sarebbero ad attendervi altre sorpres; attenti, quindi, a tutti quei guru che promettono ‘meravigliosi risultati’ e altri futuri benefici dal loro insegnamento.
Ciò che importa veramente è rendersi conto che il futuro non esiste, e che il vero senso della vita è l’esplorazione dell’eterno presente.
FERMATEVI, GUARDATE e ASCOLTATE!
Si racconta che un uomo andò dal Buddha con un’offerta di fiori in ambo le mani.
 Il Buddha disse: “Lascialo cadere!”. Per cui egli fece cadere i fiori che aveva nella mano sinistra.
Il Buddha disse ancora: “Lascialo cadere!”, ed egli lasciò cadere i fiori che teneva nella mano destra.
Ma il Buddha disse: “Lascia cadere quello che non hai né a sinistra né a destra ma al centro!”.
E l’uomo fu di colpo illuminato.
È meraviglioso avere la sensazione che tutto ciò che vive e che si muove sta cadendo o segue la gravità.
Dopotutto, la terra sta cadendo intorno al sole, e a sua volta il sole sta cadendo intorno a qualche altra stella.
Poiché l’energia è semplicemente il prendere la via della minima resistenza.
L’energia è nella massa.
La potenza dell’acqua è nel seguire il suo stesso peso.
Tutto viene a colui che ha peso.
Liberamente tratto da "La via della liberazione” di Alan Watts

In origine la via è piena di parole; noi la illustriamo con le parole; ma quando volete vederla, dimenticate le parole
(detto Zen)

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